Wikipedia è una realtà semplicemente incredibile. È enorme e onnicomprensiva, ed è particolarissima, dettagliata, caotica, divertente, stupefacente, e piena di controversie in fermentazione – e per di più è gratuita e veloce. Nel giro di qualche secondo, a esempio, potete consultare le voci, “Diogene di Sinope”, “rapa”, “Crazy Eddie”, o ancora “Bagoa”, “equazione quadratica”, “Bristol Beaufighter”, “Sanford B. Dole”, e conoscerete qualcosa che prima non sapevate.

È come una grande città vista dall’alto, con gente che cammina su e giù a passo veloce su delle passerelle, trasportando cestini da picnic pieni di spuntini nutrienti. Wikipedia ha più utenti di Amazon o eBay – e infatti compare ai primi dieci posti della graduatoria stilata da Alexa, insieme a dilettevoli siti milionari come MySpace, Facebook e YouTube. Perché? Perché offre 2,2 milioni di articoli, e perché molto spesso è la prima voce a venir fuori dopo una ricerca su Google, e anche per il semplice divertimento che dà il trovarci qualcosa – anche, se non di più, quando l’articolo che individuate è scritto in modo un po’ raffazzonato.

Qualsiasi caduta di stile, o refuso, o residua traccia di “vandalismo virtuale”, vi ricorda che questa enorme enciclopedia non è un prodotto commerciale. Non ci sono banners di E*Trade o Classmates.com, o miniannunci pubblicitari di AdSense.

È stato realizzato, in meno di otto anni, da persone che non avevano nessun rapporto tra loro ed erano in disaccordo su un sacco di cose, ma erano anche attratte da uno spazio comune, cui si dedicavano senza scopo di lucro. Ciò accadeva perché, come strumento di consultazione, Wikipedia appariva insolitamente accessibile. Richiedeva assistenza e, quando lo faceva, ricorreva a una parola di particolare impatto: stub, mozzicone.

Al termine di un breve articolo su un determinato argomento, diceva: «Questo pezzo, riguardante X, è uno stub. Potete aiutare Wikipedia, ampliandolo». E cosí pensavate: povero stub, lo aiuterò io. Non proprio adesso, perché sto scrivendo un libro, ma un giorno, sí, ci proverò.

E coloro che contribuivano al sito ricevevano un nome lusinghiero. Non erano certo chiamati “i piccoli collaboratori di Wikipedia”, ma “redattori”. Era un enorme progetto collettivo, capace di rastrellare un’infinita quantità di informazioni, e del quale ogni collaboratore era responsabile.

Alcuni portavano dei raffinati rastrelli professionali di metallo, o persino dei sistemi di soffiaggio montati sulla schiena, mentre altri erano solo dei ragazzini che si divertivano a scalciare le foglie qua e là o a mettersene dei mucchietti nelle tasche delle felpe; in ogni caso, tutte le foglie che portavano ad arricchire il monte già accumulato erano apprezzate. E il monte cresceva, e tutti ci saltavano dentro e fuori, divertendosi un mondo.

E continuò a crescere, diventando il più grande che chiunque avesse mai visto in qualsiasi posto: un’autentica meraviglia del mondo. Poi comparvero delle sentinelle volontarie, a guardia di questo complesso di “foglie”, nonché scettici e critici, che magari guardavano di traverso le foglie che voi offrivate e scuotevano la testa, dicendovi che erano troppo raggrinzite o fangose, oppure troppo comuni, e accantonandole da una parte. E questo faceva veramente rabbia.

I custodi del “monte di foglie” che si comportavano cosí venivano chiamati “cancellazionisti”. Ma ciò avvenne più tardi. All’inizio c’era solo il divertimento. Un collaboratore anonimo di quei primi tempi ebbe a dire: «Ho adorato Wikipedia fin da quando è stato lanciato per la prima volta, e vi ho contribuito con un certo numero di articoli, a volte piuttosto ampi, e comunque sempre in forma anonima.

Wikipedia, allora, era un vero intreccio di mille collaboratori, e ognuno aggiungeva un pezzo qua e un pezzo là agli articoli con cui aveva familiarità, senza neanche un coordinatore o un direttore editoriale a cui poter fare riferimento». Funzionò e crebbe perché sfruttò le fino ad allora disordinate energie di queste persone prive di esperienza professionale. Gli eterni studenti universitari, i cultori della storia, gli appassionati degli universi alterni di Garth Nix, Robotech, Half-Life, P.G. Wodehouse, Battlestar Galactica, Buffy the Vampire Slayer, Charles Dickens, o Ultraman – tutta gente che sperava che gli anni spesi collezionando fumetti o leggendo romanzi o guardando la TV non fossero stati tempo sprecato – riversavano i frutti della loro attività intellettuale in Wikipedia, perché Wikipedia significava qualcosa.

Non era come scrivere recensioni su Amazon, dove eri soltanto uno su un milione di persone che proponeva la sua flebile voce o magari componeva una “ListmaniaList” rivolgendosi al mondo intero; era un tentativo di costruire qualcosa che aveva senso a prescindere dalle opinioni soggettive, e che aiutava l’intera umanità a fare dei progressi.

Wikipedia segnò il punto di convergenza per gli autodidatti e coloro che avevano ricevuto un’educazione costosa. Gli eccentrici dovevano coesistere con i “tipi normali” e riuscire a trovare un accettabile compromesso – e nessuno sapeva veramente chi stesse parlando di che cosa, perché l’identità di ognuno era nascosta dietro un buffo username.

Ciò che tutti sapevano era che il prodotto finale doveva essere sensato e comprensibile, e avere un sapore “enciclopedico”. Doveva essere alquanto uniforme, un po’ generico, espresso con onestà intellettuale, sintetico, senza scopi pubblicitari e neutrale. La necessità che il risultato di tutti gli interventi fosse complessivamente coerente e di facile lettura, senza coinvolgimenti emotivi, attenuò – in qualche misura – i naturali antagonismi.

Vi era dunque uno stimolante spirito di “missione” – consistente nel dimostrare la grandezza di internet attraverso una collaborazione di cui nessuno, prima, aveva mai sentito parlare. Persone molto intelligenti abbandonarono altri passatempi e passarono giorni e settimane, e a volte anni interi, realizzando stub dumps (accantonamenti di stubs), creando software accessori, categorizzando e collegando tramite link diversi argomenti, scrivendo, riscrivendo e “limando” articoli – senza nessun riconoscimento, se non un occasionale segno distintivo sulla loro pagina-utenti, e la soddisfazione di una segreta fama.

Wikipedia ha dunque prosperato, in parte, perché era un’iniziativa fondata sull’altruismo: un posto dove persone riservate ma di buona cultura potevano “calare le loro reti”.Se è diventata cosí importante, però, è stato anche perché ha avuto un inizio in grande stile: fin dagli esordi, il progetto ha assorbito articoli tratti dalla edizione del 1911 della Encyclopedia Britannica, che è pubblicamente disponibile.

E non solo di quella del 1911. Ha assorbito anche il Dictionary of Greek and Roman Biography di Smith, l’Encyclopedia del 1906 di Nuttall, la Cyclopedia diChamber, la General Biography diAiken, il Biographical Dictionary di Rose, il Bible Dictionary di Easton, e molte altre fonti. Nell’agosto 2001, una serie di articoli tratti dallo Short Account of the History of Mathematics diW.W. Rouse Ball – pubblicati su internet da un professore del Trinity College di Dublino – fu notato da uno dei primi “wikipediani”, che scrisse ai suoi “colleghi-volontari”: «Non è forse “roba buona” cui attingere per il nostro Wikipedia? So bene che stiamo prendendo varie cose dall’enciclopedia del 1911, e quest’opera è del 1908, per cui dovrebbe essere anch’essa liberamente disponibile….». E lo era, in effetti.

Rouse Ball scrisse che Pierre Varignon era un amico intimo di Newton, di Leibnitz e dei fratelli Bernoulli e, dopo L’Hôpital, fu il primo e il più potente sostenitore, in Francia, dell’uso del calcolo differenziale.

Nel gennaio 2006, Wikipedia ha importato questo articolo del 1908, con un’aggiunta e la riformulazione di alcune espressioni, tesa a modernizzarlo. Adesso esso recita: «Varignon era amico di Newton, di Leibnitz e della famiglia Bernoulli. I principali contributi di Varignon furono alla statica grafica e alla meccanica. Con l’eccezione di L’Hôpital, Varignon fu il primo e il più strenuo sostenitore francese del calcolo differenziale».

Ma l’articolo oggi è tre volte più lungo e corredato da interessanti aggiunte, e comprende un link a un altro pezzo, imperniato sulla teoria meccanica della gravitazione di Varignon.

Lo stabile afflusso di fonti di alto profilo elevò il tono di Wikipedia. Non era  semplicemente un’enciclopedia scolastica, del genere di Encarta – era come andare a bere qualcosa al club della facoltà. In Wikipedia cercavate notizie su Diogene, ed ecco che trovavate qualcosa dal sapore magnificamente compiuto, tratto dall’edizione della Britannica del 1911. Quello diventò il punto di partenza per Diogene. E poi il filosofo greco andò incontro a ogni sorta di cambiamenti, nel corso di molti mesi e attraverso centinaia di revisioni – strane teorie, commenti sulle abitudini dei cani, riformulazioni di termini, correzioni di correzioni.

Adesso in Wikipedia si può trovare una sintesi di queste provocazioni di Diogene: «Si dice che Diogene abbia mangiato (e una volta si sia masturbato) nel mercato, urinato su alcune persone che lo insultavano, defecato in teatro e puntato il dito medio contro alcune persone».

Eppure, in mezzo a tutte le aggiunte più recenti, restano ancora alcune tracce  dell’armoniosa prosa dell’edizione del 1911 della Britannica: «Nei tempi antichi come in quelli moderni, la sua personalità ha esercitato un forte fascino sugli scultori e sui pittori». I frammenti delle fonti originali restano ancora come pezzi di pietra di edifici classici, incorporati in un muro medievale.

Ma le fonti e lo spirito altruistico non spiegano appieno perché Wikipedia abbia riscosso tanto successo. La vera ragione per cui si è sviluppato tanto rapidamente è stata notata dal cofondatore Jimmy “Jimbo” Wales, durante il suo primo anno di vita. «La cosa più importante riguardo a Wikipedia è che è divertente e genera “dipendenza”», egli ha scritto.

Sí, “dipendenza”. Tutti i grandi successi di internet – le e-mail, la chat di AOL, Facebook, Gawker, Second Life, YouTube, Daily Kos, World of Warcraft – hanno, quale più, quale meno, una componente di “induzione di dipendenza”; ti “agganciano”, perché sono “modalità solitarie di socializzazione”: non smetti mai di controllare, di dare un’occhiata, come faresti con una festa rumorosa in corso al piano di sotto di una casa, mentre stai cercando di dormire.

Brion Vibber, che per un certo periodo è stato l’unico impiegato a tempo pieno di Wikipedia, ha spiegato il potere di attrazione di questa enciclopedia in occasione di una conferenza che, nel 2006, ha tenuta per i dipendenti di Google. Per i ricercatori, si tratta di un luogo destinato alla consultazione di materiali, Vibber ha detto, ma per i redattori «è più che altro un gioco in rete, perché non è che una comunità con cui ci si intrattiene, per divertirsi un po’: colpite dei trolls – sorta di disturbatori delle attività in rete –,create dei materiali e altro ancora».

Colpire i trolls rappresenta, per alcuni redattori di Wikipedia, uno dei motivi principali per cui ritornano sul sito. Supponete di stare lavorando a un articolo di Wikipedia sull’invecchiamento. Fate ricorso a termini scientifici piuttosto interessanti, e sta cominciando veramente a prendere forma: «Dopo un periodo di rinnovamento pressoché perfetto (negli umani, tra i 20 e i 50 anni di età), l’invecchiamento dell’organismo è caratterizzato dal declino della capacità di reazione allo stress, dall’accentuarsi dello squilibrio omeostatico e dall’aumento del rischio di contrarre malattie. Questa serie irreversibile di cambiamenti termina, inevitabilmente, con la morte». Non male!

E poi qualcuno – un utente con un indirizzo 206.82.17.190, certamente un “vandalo” – sostituisce l’intero articolo con una singola frase: «L’invecchiamento è quello che vi succede quando diventate maledettamente vecchi». Questo è successo il 20 dicembre 2007. Un minuto dopo, con pochi click, eliminate l’intervento di quell’utente anonimo; recuperate cosí l’articolo nella forma in cui esisteva in precedenza.

Avete semplicemente salvaguardato l’articolo sull’invecchiamento, per adesso. Ma dovete ancora vigilare, perché qualcuno potrebbe nuovamente “attaccarlo” quando meno ve l’aspettate, e allora dovreste rimediare ai suoi danni con il vostro “raggio ripristinatore”. Ecco che siete già “dipendenti”.

Siete diventati una forza attiva a difesa di Wikipedia semplicemente facendogli la guardia e controllando che non si avvicinino dei teppistelli virtuali.Alcuni articoli sono cosí specialistici da non esporsi ad atti di vandalismo. (Anche se una volta ho sistemato una paginetta su un fungo delle piante, il Colletotrichum trichellum, che infesta l’edera inglese; qualcuno, prima di me, aveva affermato che il 40 per cento di quelle che ne venivano attaccate moriva.)

Alcuni articoli sono molto colpiti dai vandali. L’11 gennaio 2008 tutto l’affascinante intervento sull’oritteropo è stato sostituito con «un brutto animale»; nel corso di febbraio l’oritteropo è stato brevemente descritto come una «banana gonfiabile di medie dimensioni». Il 7 dicembre 2007, qualcuno ha modificato il lungo articolo sulle cimici, cosí da farlo sembrare una scena presa da un film dell’orrore: «Le cimici sono generalmente attive solo all’alba, con un periodo di picco dei loro attacchi collocabile circa un’ora prima dell’alba, anche se, qualora ne abbiano l’opportunità, possono tentare di nutrirsi del vostro cervello, in altri orari».

Alcune settimane dopo, qualcun altro ha sostituito il tutto con: «QUELLE STRONZE DI CIMICI VI SPACCHERANNO IL CULOOOO BLAAAHHH SCEMO BRAAAAHHH».

Un programma che contrasta simili atti di vandalismo, VoABot II, ha cancellato in un solo momento  tale modifica, dopo meno di un minuto che era stata fatta.

Il vandalismo ebbe un’impennata nel 2006, dopo che il comico Stephen Colbert – sulla scia dell’ottimo, ma alquanto freddo articolo di Stacy Schiff su Wikipedia, pubblicato sul New Yorker— invitò gli spettatori del suo show a postare notizie create ad arte sull’aumento della popolazione degli elefanti africani, come prova dell’esistenza di qualcosa che non era realtà ma “wikialità” – uno scherzo non certo straordinario, ma tutto sommato divertente.

La gente, in conseguenza di ciò, diede la caccia alla pagina sugli elefanti, che perciò fu chiusa per qualche tempo. Ma non per molto. Poi la festa continuò.La pagina sulle tartine aromatizzate Pop-Tarts è spesso “instabile”. Le Pop-Tarts – come il sito recita oggi (8 febbraio 2008) –, hanno smesso di essere prodotte in Australia nel 2005. Forse è vero. Prima però diceva che la loro produzione era stata interrotta in Corea e, prima ancora, di nuovo in Australia.

Diversi giorni fa diceva: «Pop-Tarts è il nome tedesco per “Little Iced Pastry O’ Germany”». Altre cose che ho imparate da versioni più recenti sono: ogni anno vengono venduti più di due trilioni di Pop-Tarts. Le ha inventate George Washington. Sono state elaborate all’inizio degli anni ’60 in Cina. Tra i sapori più popolari, ci sono «fragola glassata, cannella glassata con zucchero di canna e sperma».

Le Pop-Tarts sono un «biscotto piatto». No: «Le Pop-Tarts sono dei dolci piatti, KEVIN MCCORMICK è un COGLIONE PERDENTE, e anche un po’ finocchio». No: «Una Pop-Tart è un profilattico liscio». Una volta, lo scorso autunno, l’intera pagina è stata sostituita con «CAPEZZOLI E BROCCOLI!!!!!».

Tutto questo suona un po’ caotico, ma persino la pagina sulle Pop-Tarts è sotto controllo per la maggior parte del tempo. Le modifiche inutili o inopportune – a volte allucinate, razziste, violente o trasgressive – sono velocemente rimesse a posto da interventi umani e da programmi algoritmici che intervengono in automatico. È un gioco da ragazzi. I wikipediani considerano il vandalismo un problema, e sicuramente può esserlo, ma un osservatore con la mente formata alla filosofia di Diogene osserverebbe che Wikipedia non avrebbe mai avuto l’incredibile successo che ha avuto, senza i suoi “dèmoni”.

Questo è un libro di consultazione che può prendervi di brutto e all’improvviso. Chi sa se, quando cercherete notizie su James Bryant Conant, battagliero rettore, un tempo, dell’Università di Harvard, troverete un articolo pacato ed equanime su di lui, o se l’intera pagina reciterà  (come ha fatto per diciassette minuti, il 26 aprile 2006): «È UN GROSSO STUPIDO».
James Conant, dopo tutto, è stato, in vari modi degni di nota, un grosso stupido.

Era zelantemente antisemita, un convinto assertore dell’utilità di armi tecnologicamente avanzate – un uomo che era tanto felice di scoprire nuovi sistemi per uccidere le persone quanto di amministrare una grande università. Senza questi redattori “eccentrici” e senza gli insolenti e gli “etichettatori” simili a quelli che imbrattano i muri con lo spray, Wikipedia sarebbe semplicemente la più utile enciclopedia mai creata. Invece è una partita di Paintball giocata ad alta velocità.Non solo Wikipedia ha bisogno dei suoi vandali, ma – fino a un certo punto – anche i vandali hanno bisogno di un Wikipedia ordinato. Senza ordine, la loro tendenza a creare dei pasticci culturali, il cosiddetto culture jamming, mancherebbe di un contesto cui applicarsi.

Se Wikipedia fosse reso interamente caotico e osceno, non ci sarebbe alcuna soddisfazione, per esempio, nel rimpiazzare parte dell’articolo su Archimede con questo: «Archimede è morto. È defunto. Anche altre persone moriranno. Tutti salutano le galline. I Power Rangers dicono “Ciao”. Fine».

Anche l’interessante articolo sul culture jammingè stato colpito in alcune occasioni: «Il culturejamming», diceva nel maggio 2007, «consiste nel pressare grandi quantità di nozioni provenienti da diverse culture in una stanza molto “calda”».

Quando, l’anno scorso, alcuni esperti di computer della University of Minnesota hanno studiato milioni di interventi su Wikipedia, hanno scoperto che la maggior parte di quelli “buoni” – cioè quelli le cui parole sono rimaste intatte anche dopo molte successive consultazioni – erano stati realizzati da una limitata percentuale di collaboratori. Un altissimo numero di utenti ha arricchito Wikipedia con dei contributi occasionali e senza le conoscenze di questi “passanti” l’enciclopedia non sarebbe andata da nessuna parte. Tuttavia, relativamente pochi sanno come configurare il loro contributo in forma durevole. *1

Dunque, come potete diventare parte della “crosta superficiale” di Wikipedia – uno tra le molte migliaia di utenti le cui parole resisteranno per qualche tempo, prima che successive “fumarole” verbali erodano ciò che avevate scritto? Non è facile. Dovete avere una mente fredda, in modo da non finire invischiati in logoranti dispute, e dovete possedere qualche attitudine pratica alla scrittura, un occhio vispo e il dono della sintesi.

E inoltre avete bisogno di molto tempo libero – in modo da poter dominare le strane convenzioni cui Wikipedia è soggetto e l’inusuale vocabolario (troverete infatti parole come smerge, POV warrior, forum shopping, hatnote, meat puppet, fancruft e transclusion), e vi servirà anche del tempo per studiare le linee-guida e le pagine con le regole di fondo del sito, i saggi scritti al riguardo e gli interminabili rendiconti di vecchie schermaglie e, infine, tempo per sentirvi ricordare dagli altri redattori, con gentile fermezza, o magari a volte con una certa decisione, come dovreste comportarvi. C’è un lungo apprendistato da compiere, fatto di tentativi ed errori.

Almeno, cosí era una volta. Adesso esiste un metodo più rapido per imparare bene come operare su Wikipedia: leggere il libro di John Broughton Wikipedia: The Missing Manual, che fa parte della serie “Missing Manual”, supervisionata dal brillante esperto di elettronica del New York Times, David Pogue. «Questo “Missing Manual” vi aiuterà a evitare gli errori da principianti e vi permetterà di sembrare dei professionisti fin dal vostro primo articolo», dice la quarta di copertina dell’opera.

Nella sua introduzione, Broughton – che ha egli stesso realizzato più di 15.000 contributi su Wikipedia, rientrando cosí tra i primi 1.200 redattori – promette di fornirvi «le informazioni di cui avete assolutamente bisogno per evitare di violare le regole». Ed è vero: questo manuale è illuminante, ben strutturato e pieno di buon senso. Il suo arrivo può veramente segnare una nuova fase nella storia di Wikipedia; alcuni dei suoi lettori probabilmente riandranno col pensiero, con una certa nostalgia, ai folli tempi del “fai-da-te”, quando l’intero progetto stava iniziando.

Nell’ottobre 2001 comparve la prima regola wikipediana. Diceva cosí: «Ignorate tutte le regole: se le regole vi rendono nervosi e vi buttano giù, e vi fanno passare la voglia di partecipare a Wikipedia, allora ignoratele del tutto e badate ai vostri affari personali».

La regola dell’ignorare tutte le regole fu scritta dal cofondatore Larry Sanger e sottoscritta dall’altro cofondatore Jimbo Wales, insieme a WojPob, AyeSpy, OprgaG, Invictus, Koyaanis Qatsi, Pinkunicorn, sjc, mike dill, Taw, GWO, ed Enchanter. C’erano anche due soggetti dissenzienti, nell’elenco: tbc e AxelBoldt.

Oggi si trovano banners con regole e direttive a ogni piè sospinto – ci sono avvertimenti molto decisi e doveri altamente specifici, nonché normali procedure e linee-guida di fondo, e inoltre complessi criteri per varie decisioni da prendere – un sintomo di qualcosa che viene chiamato instruction creep, picco di istruzioni: questo viene definito in Wikipedia come un fenomeno che si verifica «quando le istruzioni crescono in numero e misura, nel corso del tempo, fino a non essere più gestibili».

Il libro di John Broughton, di “sole” 477 pagine, affonda in questo “picco”. Dedica infatti un intero capitolo a come scrivere migliori articoli (“Non sopprimete né cercate di sedare le controversie”) e uno a “Come gestire i comportamenti incivili e gli attacchi personali”.

Broughton suggerisce di non scrivere in Wikipedia un articolo su qualche idea o invenzione di cui siete autori; di evitare di scrivere articoli su cose o persone che amate o odiate profondamente; e di non usare quest’enciclopedia come uno strumento di pubbliche relazioni – per esempio, per un nuovo gruppo rock o per un’aspirante attrice. A volte il linguaggio di Broughton suona come quello di un novello professore di inglese incaricato di esaminarvi, un po’ troppo sicuro che ci sia un modo giusto e uno sbagliato di fare le cose: uno Strunk senza un White. *2

Però, onestamente, Wikipedia può confondere le idee, e avrete bisogno proprio di quel tipo di pratica che può venirvi da una guida per gli utenti.La prima cosa che io ho fatto su Wikipedia (con lo username “Wageless”) è stata apportare delle correzioni non proprio ortodosse alla pagina sulla somatotropina bovina. Ho cliccato su edit thispage, modifica questa pagina, eho immediatamente avvertito una sensazione strana, quasi di vertigine, come se fossi passato attraverso il vetro dietro il quale, prima, stavo ad osservare, e mi fosse concesso di manomettere una sorta di grande motore o una delicata attrezzatura biomedica. Mi parve fin troppo facile da danneggiare. Mi chiederete: perché le parole non resistono più a lungo? Ben presto, però, vi ci abituerete. Ricordatevi la prima direttiva wikipediana: «Siate audaci». Comincerà a piacervi vivere le cose dal di dentro.

Dopo gli ormoni bovini, ho armeggiato un po’ con il riassunto dell’articolo sul film Sleepless in Seattle, mentre lo guardavo. Poco più tardi, ho apportato qualche aggiustamento alla parte introduttiva dell’articolo sul fluido idraulico – e in seguito qualcun altro ha gentilmente ritoccato le mie correzioni. Una sera, dopo il dessert, mia moglie e io abbiamo cercato delle ricette per il cobbler, un dolce ripieno di frutta, quindi io ho lavorato un po’ all’articolo dedicato a questo dolce, sebbene non fosse ancora a posto. Sono intervenuto anche sull’articolo sulla periodizzazione. Più o meno in questo periodo, ho cominciato a lasciare il computer acceso sul ripiano della cucina, osservando la mia crescente lista di interventi su Wikipedia, controllando, sbirciando. Nel giro di una settimana circa, ero decisamente sulla strada di una dipendenza di primo grado da questo sito.

Ma il lavoro che mi ha veramente assorbito è stato quello di cercare di impedire la cancellazione degli articoli. Questa è diventata la mia missione personale. Ecco com’è successo. Lessi un breve pezzo su un poeta post-beat, nonché redattore di una piccola rivista, di nome Richard Denner, che aveva studiato a Berkeley negli anni Sessanta e poi, dopo alcuni anni un po’ vagabondi, aveva pubblicato molti libretti con un piccolo editore nella regione del Nord-Ovest del Pacifico.

Un utente chiamato PirateMink propose la cancellazione di questo articolo, affermando che Denner non era una figura «meritevole di considerazione», qualsiasi cosa ciò significhi. (Ci sono intere pagine, risme, pacchi di carta che testimoniano le dispute su ciò che può considerarsi «meritevole di considerazione» all’interno di Wikipedia: nessuno risolverà mai davvero la questione.) Un altro utente, Stormbay, concordava con PirateMink: nessuna fonte terza, ergo non meritevole.

Denner era in seria difficoltà. Io provai a rendere l’articolo meno suscettibile di essere cancellato, inserendovi una citazione tratta da un’intervista riportata nel Daily Planet dell’Università di Berkeley: Denner qui diceva all’intervistatore che negli anni ’60 aveva provato a diventare un poeta di strada, «usando degli evidenziatori per scrivere su dei tovaglioli per il caffè espresso al Cafe Med, e anche sulle braccia e sui piedi delle ragazze». (Se un articolo si arricchisce di alcune citazioni tratte da fonti esterne, queste possono, come la fitta peluria di un bruco, rendere più difficile ucciderlo.) E, sulla pagina destinata al dibattito sull’opportunità o meno di “cancellare”, votai a favore del mantenimento dell’articolo, sottolineando come molti poeti pubblichino soltanto delle piccole opere: «Che danno a persone o cose può mai derivare dalla conservazione di questo articolo?».

A un amministratore di nome Nakon – uno dei circa mille gestori volontari di Wikipedia, incaricati di valutare i due voti per la “cancellazione” e il mio, favorevole invece alla “conservazione” – bastò un minuto; quindi eliminò l’articolo. Denner era andato. Sbalordito, cominciai a esaminare le “AfDs” (ovvero le Articles for Deletion debate pages, le pagine destinate al dibattito sugli articoli da cancellare), e le ancora più urgenti speedydeletes (cancellazioni rapide), nonché i “PRODs” (proposed deletes, proposte di cancellazione), per altri articoli che sembravano essere ingiustificatamente a rischio; quando effettivamente lo erano, cercavo di salvarli.

Quello sulla Taekwang Industry – un’impresa sudcoreana operante nel settore del tessile – era uno di questi casi. Un utente di nome Kusunose l’aveva proposto per la cancellazione, ovvero aveva messo un banner dal margine rosso in cima all’articolo, suggerendone la cancellazione entro cinque giorni. Io rimossi il banner, segnalando che non ero d’accordo, e rifinii rapidamente il testo, rimarcando come la società producesse fibra di elastam della marca Acelan, impermeabili, ombrelli, cianuro di sodio e tessuto di abaya nera. L’articolo non scomparve: accidenti, mi sentii davvero bene.

Quindi insistetti nella mia missione. Trovai delle citazioni prese dalla stampa e lottai per mantenere l’articolo sul telefono Jitterbug, un cellulare a banda larga dotato di un auricolare morbido per gli utilizzatori più anziani; e il pezzo su Vladimir Narbut, un poeta acmeista russo minore, il cui secondo libro, Halleluia, fu confiscato dalla polizia; e l’articolo su Sara Mednick, una neuroscienziata di San Diego, autrice di Take a Nap! Change Your Life; e, ancora, quello su Pyro Boy, un artista non famosissimo, che sul palcoscenico si trasforma in un fuoco artificiale umano.

Feci mia la causa degli Arif, una famiglia turco-cipriota stabilitasi a Londra (su LexisNexis scoprii che l’Irish Daily Mirror li definiva «la famiglia di criminali n°1 della Gran Bretagna»); e difesi anche l’articolo su Card Football, un gioco di carte simile al poker e ispirato al calcio; e quello su Paul Karason, un tipo capace di farti restare a bocca aperta, la cui faccia diventava blu quando beveva dell’argento colloidale; e il pezzo su Jim Cara, un restauratore di chitarre, nonché ideatore di un sistema di composizione di brani musicali in collaborazione a distanza, tramite modem, che si ferí seriamente alla testa durante una gara di salto con gli sci; e quello sullo scrittore Owen King, figlio di Stephen King; e ancora, il pezzo sul gin Whitley Neill, aromatizzato con estratti vegetali sudafricani; quello su Whirled News Tonight, un gruppo di improvvisazione proveniente da Chicago; e il pezzo su Michelle Leonard, un’autrice di canzoni europea, coautrice di un recente brano di successo, dal titolo “Love Songs (They Kill Me)”.

Tutte queste persone e queste cose non erano state considerate meritevoli di attenzione da altri redattori, e a volte stroncate con irragionevole durezza. Per esempio, si disse che l’articolo su Michelle Leonard contenesse delle «assolute menzogne». (A torto, come ebbe a sottolineare un altro redattore, Bondegezou, che aveva più confidenza con la musica commerciale europea.)

Quando mi riusciva dare il mio contributo alla conservazione di qualche pezzo, mi sentivo veramente eccitato, e camminavo baldanzoso come Henry Fonda in Twelve Angry Men.Mentre mi impegnavo in queste piccole ma per me affascinanti schermaglie per salvare gli articoli, ce n’erano altre, a centinaia, in corso su Wikipedia. Mi iscrissi allo Article Rescue Squadron (ARS) (Squadrone per il soccorso agli articoli), avendolo visto menzionato nel manuale di Broughton: l’ARS è un piccolo gruppo che si oppone all’«estremismo cancellatore».

E trovai notizie su un progetto chiamato WPPDP (che sta per WikiProject Proposed Deletion Patrolling, ovvero Progetto di sorveglianza sulle proposte di cancellazione di articoli su Wikipedia), in cui delle persone vigilano sulle proposte di cancellazione di articoli che invece non meriterebbero di scomparire. Poiché circa 1.500 articoli vengono cancellati ogni giorno, questo tipo di lavoro può facilmente diventare logorante, ma alcuni redattori (a esempio un paziente bibliotecario, il cui username è DGG) sembrano essere in grado di farlo regolarmente, ogni settimana, senza perdere il senno. Io smisi di stare a sentire quello che mi dicevano i miei familiari – per quasi due settimane scomparvi dietro lo schermo del mio computer, tentando di salvare delle brevi biografie, a volte eccessivamente “promozionali”, ma ciononostante degne di nota, riformulandole in un linguaggio neutrale, ed esaminando con cura e rapidità le banche-dati di giornali e Google Books, per trovare dei riferimenti che potessero accrescere il loro quoziente di meritevolezza. Ero diventato un “inclusionista”.

Questo non vuol dire che pensassi che ogni articolo meritasse una campagna difensiva. Ci fu anche il caso di un pezzo intitolato “Plamen Ognianov Kamenov”. Nella sua interezza, esso recitava: «Salve, mi chiamo Plamen Ognianov Kamenov. Sono bulgaro. Sono intelligente». Beh, quest’intervento fu del tutto eliminato, com’è comprensibile. Qualcun altro, evidentemente un bambino, creò una graziosa storiella su un personaggio femminile di fantasia, chiamata Imperatrice Alamonda, che odiava le governanti di suo marito. «Diventava cosí gelosa da poter addirittura svenire», diceva l’articolo. «Alamonda morí alle 18,00 nella sua stanza, il 4 agosto 1896.» E anche Alamonda è stata cancellata.

Eppure, un sacco di ottimi lavori – verificabili, ricchi di informazioni, originali e intellettualmente stimolanti – continuano a essere esclusi da questo virtuale raccoglitore a fisarmonica indefinitamente espandibile, da parte di persone che hanno una nozione ristretta, quasi da scuola elementare, di quanta curiosità un’enciclopedia on-line sarà in grado di soddisfare, negli anni a venire.

Chiunque può «premere il grilletto» contro un articolo (per usare le parole di Broughton): dovete solo inserire un modello di software a doppia parentesi. È più difficile migliorare qualcosa che sia già scritto, o scrivere qualcosa che sia del tutto nuovo, specialmente adesso che cosí tanti dei frutti enciclopedici sanzionati del World Book sono stati da lungo tempo staccati dal ramo. Adesso su Wikipedia ci sono alcuni che sono solo dei bulli e si divertono a distruggere e irridere il lavoro delle persone – fino al punto di prendere in giro un inglese non assolutamente perfetto. Additano articoli pieni di avvertimenti e note rese necessarie dalle citazioni fatte nel testo, e avanzano proposte di cancellazione, finché gli argomenti non vengono eliminati.

Nell’autunno 2006, ci furono gruppi di redattori che passavano il tempo eliminando articoli su vignettisti che lavorano on-line, alcuni tra gli operatori più originali ed espressivi presenti sulla rete. Segnalavano un articolo come «non meritevole di attenzione» e poi accorrevano in massa per votare la sua eliminazione. C’è stato chi ha definito quest’operazione come «la purga del 2006 degli articoli sui vignettisti on-line». Una vittima, Trev-Mun, autore di un fumetto chiamato Ragnarok Wisdom, ha scritto: «Ho avuto l’impressione che trovassero questa attività divertente più o meno come, per un ragazzino, è il tirar pedate ai castelli di sabbia fatti dagli altri».

Un altro vignettista, Howard Tayler, ha affermato: «Queste purghe contro gli articoli ritenuti “non meritevoli” vengono effettuate su Wikipedia da ambiziosi aspiranti tirannelli che si atteggiano a umili redattori». Rob Balder, autore di un fumetto on-line dal nome PartiallyClips, ha paragonato simili “cancellatori organizzati” a coloro che in passato bruciavano i libri, e ha dichiarato: «Voi usate parole educate, sí, ma le vostre azioni sono oscene. Ogni parola di ogni valido articolo che avete cancellata dovrebbe essere trasformata in un insulto ed esservi urlata in faccia».

Poiché cancellazioni e malevolenze varie si sono notevolmente diffuse nel 2007 – e non solo parlando di articoli su vignettisti on-line, ma anche su società, luoghi urbani, siti internet, liste, persone, categorie e idee, tutti ritenuti insignificanti, “NN” (non meritevoli di attenzione), da poco, poveri di citazioni, o comunque non enciclopedici – Andrew Lih, uno dei più attenti studiosi della storia di Wikipedia, ha riferito a un giornalista canadese: «Adesso si preferisce tagliare, cancellare, limitare le informazioni, piuttosto che lasciarle star lí e crescere». Nel settembre 2007, Jimbo Wales – egli stesso un “inclusionista” che crede che, se la gente vuole un articolo su ogni personaggio dei Pokemon, allora lasciate semplicemente che sia cosí – postò uno stub di una sola frase su Mzoli’s, un ristorante nella periferia di Città del Capo, in Sudafrica.

L’intervento fu rapidamente segnalato per essere cancellato. Altri lo salvarono e, dopo un’autentica tempesta di atti vandalici (per esempio, la pagina fu sostituita con «Odio Wikipedia, è uno strumento di propaganda di estrema sinistra, controllato da alcuni gruppi estremisti di sinistra»), quello su Mzoli’s è adesso un articolo modello, arricchito da opportune citazioni di stampa. C’è perfino un intervento, risalente a gennaio, su “Cancellazionismo e inclusionimo su Wikipedia”, sopravvissuto anch’esso a un precoce tentativo di eliminazione.

Il mio consiglio a chiunque sia curioso su come si diventa un collaboratore di Wikipedia – e sia più bravo di me a tenere sotto controllo i suoi impulsi redazionali – è di prendere il Missing Manual di Broughton e cominciare ad aggiungere, creare, soccorrere. Per adesso, io credo di aver finito. Ma nutro una segreta speranza. Qualcuno, di recente, ha proposto una  “Wikimorgue” – una sorta di contenitore dei sogni infranti, dove tutti gli scarti potessero ancora essere letti, purché non calunniosi o altrimenti illegali. Come altri “ossari”, avrebbe molto da dirci, nel corso del tempo. Lo potremmo chiamare “Deletopedia”.

*1 . Vedi R. Priedhorsky et al., “Creating, Destroying, and Restoring Value in Wikipedia”, ; e A. Swartz, “Who Writes Wikipedia?”, Raw Thought (weblog), 4 settembre 2006.

*2 . L’autore qui si riferisce all’opera The Elements of Style di W. Strunk, in seguito revisionata da E.B. White, sui ruoli e i compiti di docente e allievo (ndt).

Tratto da

Autore : NICHOLSON BAKERJOHN BROUGHTON

Testo : Wikipedia: The Missing Manual,

NICHOLSON BAKER è uno scrittore americano noto al lettore italiano come autore di

  • L’ammezzato (Einaudi, 1991),
  • Vox (Frassinelli, 1992),
  • La pausa (Frassinelli, 1994),
  • A temperatura ambiente (Frassinelli, 1995),
  • Un po’ di testa non guasta (Frassinelli, 1997)
  • Checkpoint (Mondadori, 2004).